Olimpiadi dell'inclusione o dell'esclusione?

13.09.2024

Terminate le Olimpiadi delle polemiche (vedi soprattutto la "blasfema" apertura e la "infernale" chiusura), si è molto discusso, con toni anche molto accesi secondo la sempre più consueta "lingua dell'odio", sul caso della atleta algerina di boxe Khelif, ritenuta un uomo dai più ma fatta gareggiare contro le donne. La suddetta infine vince la medaglia d'oro, un onore per lei e il suo paese! Ora, mi preme soltanto dire che Khelif è una donna Intersessuale, nulla a che vedere con la transessualità (mi spiace, ma non era un uomo diventato donna dopo iniezioni di ormoni e operazioni dolorose). Si tratta di una donna che è nata bambina con organi femminili dominanti ma anche con organi secondari maschili e in alta concentrazione dell'ormone maschile, il testosterone (che comunque, in minime dosi, è presente in tutte le donne). A livello umano, sono felice che abbia vinto, dopo tanta sofferenza e "bullismo sessuale", mentre dal punto di sportivo, in effetti ci si deve interrogare se una donna che (grazie a uno sviluppo ormonale maschile ha sviluppato una muscolatura più possente) debba/possa gareggiare contro le "stesse" donne, soprattutto negli sport dove prevale il/la più forte. 

A mio parere, sarebbe facilmente risolvibile il problema, mettendo un limite del testosterone consentito oltre il quale non si può gareggiare in campo femminile. Khelif è stata ammessa, quindi ha gareggiato, e ha vinto. Con vantaggio o meno, lei ha rispettato le regole e soprattutto le avversarie. Non si può dire lo stesso della atleta italiana che ha inscenato un teatrino soltanto dopo che si è resa conto che non poteva vincere. Avrebbe, a mio avviso, dovuto ritirarsi subito al suono della prima campanella. Così, la sua "denuncia" avrebbe avuto un senso, ma stringendo con rispetto "olimpico" la mano alla Khelif, che nella questione non c'entrava nulla!Ripeto: l'algerina è stata ammessa da regolamento, ha gareggiato per vincere, e ha vinto. Punto. Ha fatto il suo gioco senza polemizzare, senza mancare di rispetto, senza odio verso nessuno. La questione va trattata ai vertici delle Olimpiadi. 

Se, come per la LINGUA INCLUSIVA, si cerca di generare un "terzo genere" (sesso), si potrebbe allora pensare anche a una TERZA CATEGORIA AGONISTICA: per uomini, per donne e per intersessuali o altri generi. Vedano loro. Ma la sensibilità sociale è davvero cambiata, di conseguenza, anche gli antichi modelli di competizione si dovranno interrogare e adattare. Vedremo alle prossime Olimpiadi…