Narcisismo giovanile e scuola

Oggi viviamo in un mondo in cui conta più apparire che essere. Molti giovani si sentono quasi obbligati a mostrarsi di continuo, a giudicare tutto e tutti (come pure molti adulti), a seguire modelli spesso sbagliati o poco realistici. I social media spingono a cercare ossessivamente like, a confrontarsi continuamente con gli altri, a pensare che il proprio valore dipenda dall'immagine che si dà di sé agli occhi del mondo.
Questo atteggiamento, spinto all'eccesso dall'uso sconsiderato dei telefonini e delle piattaforme social, crea nei nostri giovani insicurezza, fragilità e relazioni poco profonde. Quando ci si confronta solo con ciò che appare, si rischia di perdere di vista ciò che davvero conta: ad esempio l'ascolto, la comprensione, il rispetto reciproco.
In tutto questo, la scuola resta uno degli ultimi luoghi in cui i giovani possono imparare valori diversi. In classe i ragazzi e le ragazze scoprono il valore della collaborazione, del dialogo, del tempo necessario per crescere. Sono tutti aspetti che i social, con la loro velocità e superficialità, non offrono.
Da docente vedo ogni giorno ragazzi e ragazze che cercano relazioni vere e, per fortuna, anche adulti (insegnanti, genitori, amici di famiglia, parenti) capaci di guidarli. La scuola (in collaborazione con le famiglie) deve continuare a insegnare empatia, rispetto e ascolto reciproco, anche limitando l'uso dei telefonini, delle nuove tecnologie, dei "trabocchetti" del marketing che inchiodano i nostri giovani dentro gli schermi.
La vita non è una vetrina, e mostrarsi narcisisticamente più belli, più forti e più sani non serve a essere migliori: ciò che rende davvero forti è essere veri, autentici, se stessi, anche coi propri limiti e difetti.